Thursday, May 22, 2025
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Alcaraz batte Sinner in finale agli Internazionali di Roma: 6-7, 1-6, Jannik: «Sulla terra ora è più forte ma lo batterò a Parigi»


Sinner, gli alibi non mancano ma non li cercherà: appuntamento a Parigi

(Gaia Piccardi) Carlitos torna satanasso sul far della sera, davanti a un tramonto dalla luce commovente, dentro il quale affoga il sogno di Jannik Sinner di rientrare da tre mesi di stop laureandosi re di Roma. In realtà, a ben vedere, Jannik aveva messo le mani avanti: «Sono contento di essere arrivato in finale, qualsiasi sia il risultato della finale degli Internazionali». Eravamo noi, era il popolo sinneriano del tennis, ad aver immaginato una storia dal finale diverso, alla Frank Capra, invece questo è neorealismo brutale: 7-6, 6-1, un match durato appena un set, subito dopo diventato una spietata esecuzione.

Vince Alcaraz, quarto successo consecutivo a livello Atp su Sinner, i cui meccanismi si sono all’improvviso rivelati congestionati dalla ruggine, perché il vero Jannik mai avrebbe buttato due set point nel Tevere, per poi ritrovarsi impiccato a un punteggio negativo. Gli alibi, di cui il barone rosso non andrà in cerca, non mancano: l’inattività è una brutta bestia, puoi allenarti finché vuoi ma certi automatismi che scattano come clack di lucchetti nei momenti decisivi di una finale Master 1000 o Slam li tiene oliati solo l’agonismo. E la differenza tra Alcaraz e Sinner, a Roma, è stata proprio questa: Carlitos non si è mai fermato, tra i suoi alti e bassi ha mantenuto rodata la macchina; Jannik ha carburato con Navone, De Jong, Cerundolo, Ruud, Paul, e poi ha finito la benzina.

«Felice del modo in cui ho approcciato il match mentalmente, non sono salito sulle montagne russe, ho mantenuto una costanza ad alto livello di cui sono orgoglioso», dice lo spagnolo alla fine, festeggiato con entusiasmo speciale dal coach Ferrero, l’ex vincitore Slam che sa benissimo che questa è una vittoria diversa dalle altre. S’interrompe la striscia vincente di Sinner, che non perdeva un match dalla finale di Pechino dell’anno scorso, non a caso battuto da Alcaraz. La nemesi ha il cerottino nero sul naso per respirare meglio, una ginocchiera a protezione della gamba destra, forse Jannik ha patito ancora per la vescica al piede destro, nel secondo set si è spento come non era mai successo, ma insomma i talenti di Carlitos non vanno spiegati, sono lì da vedere, ha edificato il successo sui top alti che hanno costretto Jannik a giocare spessissimo sopra la spalla, per addomesticare palle rognose. 

Un match deciso nel primo set dai dettagli, ma soprattutto da quelle due meravigliose occasioni sciupate da Jannik, in particolare la seconda (servizio vincente di Alcaraz sulla prima): un rovescio comodo in corridoio.
«Bravo Carlos, ti batterò a Parigi! In questo momento sei il più forte sulla terra battuta – ammette il numero uno -. Io ho passato tre mesi tutt’altro che facili ma essere tornato a Roma dopo tanto allenamento mi fa guardare al futuro con fiducia. Posso essere fiero del mio team, porto a casa un trofeo speciale anche se preferivo quell’altro…». Poi scherza: «Un grazie speciale a mio fratello Mark, che piuttosto che essere qua è andato a Imola a vedere la Formula uno». Arrivederci a Parigi, fenomeni. A bientot.



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